Dopo due giorni di discussione, giovedì 21 e venerdì 22 marzo, il Consiglio europeo (dei capi dei 27 governi nazionali) si è concluso con 45 raccomandazioni in gran parte riguardanti la guerra, a riprova che i 27 governi stanno maturando una percezione realista della crescente minacciosa instabilità in atto. Il principale imputato Putin che da due anni contro l'Ucraina sta conducendo la Russia su un crinale bellico complicato ed insidioso.
I Paesi europei di fronte alla crescente instabilità
La presidente della Commissione Von der Leyen propone di istituire un centro di spesa comune per acquisire armi e munizioni da inviare all’Ucraina ma il cancelliere tedesco Scholz si oppone ritenendolo non necessario. Il presidente francese Macron, da parte sua, ritiene insufficiente l’istituzione della Ukraine Assistance Fund. Per il premier spagnolo Sanchez, “non bisogna spaventare troppo i cittadini con discorsi di guerra”.
Verso una economia di guerra? Le posizioni in campo
Un gruppo di Paesi “frugali” del nord sostiene che la difesa è una competenza nazionale. Di questo gruppo fa parte anche la Germania, il cui governo si è finora opposto a qualsiasi iniziativa a favore di un’industria “europea” della difesa. Per molti Paesi dell’Europa del sud, guidato dalla Francia e tra cui c’è anche l’Italia, ritiene che la difesa comune si posa strutturare solo con fondi di debito comune. Certamente, questo gruppo di Paesi, Francia inclusa, ha margini fiscali ridotti per via dell’indebitamento domestico. Di qui a risorse finanziarie esterne (debito europeo) per provvedere alla difesa. Tuttavia, il debito europeo si è dimostrato molto efficace nel caso della pandemia, il cui programma (Next Generation EU) fu appunto promosso da Francia e Italia.
Infine, vi è il gruppo dei Paesi dell’Europa orientale esposti alla minaccia russa e divisi sulla postura riguardo una difesa “europea”. Per la Polonia, da sempre si tratta di una minaccia esistenziale. Per la premier estone Kaja Kallas “occorre” addirittura “prepararsi anche ad una guerra sul terreno.” Di converso l’Ungheria non nasconde la sua partnership con il Cremlino.
Il Consiglio riflette la disomogeneità degli interessi nazionali in ordine a eventuali prospettive di difesa europea. Di qui, la vaghezza delle raccomandazioni del Consiglio europeo.
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