Il conflitto israelo-palestinese ha dominato l'agenda istituzionale e il battage mediatico della settima europea. In risposta ai violenti attacchi di Hamas del 7 ottobre, avvenuti in uno dei giorni più tristi e letali nella storia di Israele, il premier Netanyahu, prima con il suo governo e poi con quello di unità nazionale, ha deciso di inasprire il blocco su Gaza, in contemporanea a intensi bombardamenti. Con l'intimazione ai palestinesi di evacuare in ventiquattro ore il Nord di Gaza, sono giunti gli appelli delle Nazioni Unite a restare nell'alveo dei diritti contemplati dalla carta dell'Onu e che vincolano anche Israele.
Da Bruxelles, non è mancato l'immediato ed indignato sostegno ad Israele della Commissione europea, per voce di Ursula Von der Leyen, e del Parlamento di Strasburgo, attraverso la Presidente Metsola.
L'esigenza di riallineare la postura UE a quella delle Nazioni Unite.
Con il passare dei giorni e nel susseguirsi di dichiarazioni e visite, ha assunto particolare rilievo, per equilibrio e adeguatezza dei toni, l'operato dell'Alto rappresentante dell'Ue per gli Affari esteri Josep Borrell, che, con una specifica di non poco conto, ha dichiarato al termine di un Consiglio straordinario organizzato in Oman che la guerra contro Hamas deve essere condotta rispettando il diritto umanitario internazionale, e l'assedio della striscia di Gaza, con il blocco delle forniture di acqua, cibo e carburante non è in linea con il diritto internazionale. Borrell ha quindi significativamente aggiunto: "In questo momento le vittime a Gaza stanno aumentando. .. La situazione umanitaria è disastrosa. Dovremmo aumentare il supporto umanitario, non diminuirlo".
I Paesi Ue vogliono mantenere gli aiuti ai palestinesi
Secondo fonti diplomatiche, la riunione dei ministri degli Esteri in settimana è stata caratterizzata da forti tensioni, dopo che il giorno precedente il commissario europeo Olivér Várhelyi aveva annunciato lo stop ai fondi dell'Unione destinati ai palestinesi.
Una decisione poi comunque smentita dalla Commissione stessa, che ha invece adottato una “revisione” dei progetti.
Israele colpita ma resta divisa. Il governo di unità nazionale è temporaneo.
Non è passato, in fondo, tanto tempo da quando, nel 2022, l'ex premier israeliano Yair Lapid, leader dell'opposizione a Netanyahu, ha affermato, davanti all'Assemblea delle Nazioni Unite, di riconoscere la soluzione dei due Stati come "giusta", a condizione che lo Stato palestinese non si trasformi in "una base terrorista come avvenuto a Gaza".
Nel 2012, con la risoluzione 67/19 l'Assemblea generale dell'Onu ha, come noto, riconosciuto l'esistenza dello Stato di Palestina, riconoscendogli al tempo stesso lo status di osservatore permanente. Ma non di Stato membro.
Osservatori più accorti del nuovo conflitto, prefigurano scenari che, una volta diradato, fra qualche mese, il clima dominato da opposti estremismi, condurrebbero a nuovi auspicabili negoziati che si ritiene sia opportuno far ripartire dalle risoluzioni delle Nazioni Unite.
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