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Innovazione e buona politica nell' era ipercomplessa

23-02-2024 17:06

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Innovazione e buona politica nell' era ipercomplessa

di Alessandro Mauriello

Innovazione e buona politica nell' era ipercomplessa 

di Alessandro Mauriello 

direttore della Scuola di Formazione in Storia Sindacale 

e ricercatore presso Fondazione Buozzi

 

Dall’istruzione e dalla formazione ci si attende la soluzione dei problemi di competitività delle imprese, della crisi occupazionale, del dramma dell’emarginazione sociale”(J. Delors)

Assicurare l’accesso alla conoscenza diventa più facile se se ne analizza la natura e si mette a fuoco la sua peculiarità di bene comune.(C. Hess, E. Ostrom)

 

Introduzione alla Politica generativa 

Da un “modello a due mani ad uno a quattro mani

In un “passaggio di modernità” come quello che stiamo vivendo, abbiamo bisogno di un modello descrittivo  che dia un “buon quadro di verità”(F. Braudel) sulla politica e sulla governance delle competenze (L. Tronti) che ineriscono alla gestione delle comunità e della “polis” che diventi “Politica generativa” (G. Minervini). cioè buona politica per il territorio.

Un “Cambio di paradigma” descritto da molti (Guglielmo Minervini, Leonardo Becchetti) come creativo, contrapponendosi alla vecchia visione di mera gestione del consenso elettorale e del “localismo imperfetto” e straccione  che produceva soltanto clientele e vedute corte:

“ Nell’approccio  più tradizionale a  “due mani  che si affida a mercato e istituzioni, il compito sovrumano di trasformare la somma degli egoismi individuali dei cittadini homines  economici(la cui felicità dipenderebbe unicamente dall’accrescimento del proprio benessere economico) e la somma degli appetiti al massimo profitto degli imprenditori in benessere per la collettività. Tutto questo sarebbe possibile, dal lato della mano invisibile del mercato, grazie all’azione della concorrenza che genera meccanismi di riduzione dei prezzi che aumentano il benessere dei consumatori. E, per la seconda mano, attraverso l’azione complementare delle istituzioni che intervengono per limare le altre storture come esternalità ambientali e sociali negative in virtù della loro caratteristica di benevolenza (dedizione al bene comune), della loro perfetta informazione sui problemi da risolvere e della loro fortezza, ovvero capacità di non essere catturati da coloro che dovrebbero regolare”.

Da qui si evince che il metodo tradizionale del politico a “due mani” non può sussistere in un sistema siffatto, la grande trasformazione cambia il mondo e globalizza gli interessi, le appartenenze degli individui “molecolarizzate” (definizione Censis) e che la soluzione più efficace ed efficiente è  il passaggio a “quattro mani” “dove il mercato e le istituzioni buone vengono aiutate dall’impegno completare di cittadini responsabili che partecipano e votano con il portafoglio e da imprese multistakeholder che abbandonano la massimizzazione del profitto “non importa come” e diventano cooperative, etiche solidali e preoccupandosi di creare valore socialmente e ambientalmente”. (L. Becchetti).

 

Politica Generativa come Laboratorio politico per le nuove generazioni 

La democrazia politica ai tempi della globalizzazione sistemica pone in essere molteplici interrogativi tra “il consenso e le domande sociali del welfare state” (E. Galli della Loggia). tradizionale che si basano su uno sviluppo economico tradizionale. 

Questo meccanismo sta venendo sempre meno, sia per la mancanza di risorse pubbliche per fare investimenti pubblici e fare sviluppo, e soprattutto per lo iato tra luoghi decisionali e rappresentanza ovvero “la progressiva perdita di un vero potere di decisione da parte della politica. Cioè cittadini che eleggono i governi” (E. Galli della Loggia).

Fin qui la risposta allo sviluppo di  nuove aree di crescita e ai nuovi populismi da parte dei policy makers (istituzioni  e classi di influenza) globali e locali è stata insufficiente per dare una reattività positiva e creatrice di senso in termini di qualità di politiche pubbliche e di impatto sulle vite delle persone in termini di partecipazione alla “felicità pubblica”, alla capacità proiettiva dei giovani che devono impegnarsi nella proposta di politica generativa,  il mutamento di struttura  non è stato compreso fino in fondo dalle classi di influenza globali.

Per questo in questa sede proponiamo una politica generativa dall’idea in contrasto con la vecchia politica “una risposta al crollo di reputazione della suddetta:

“In realtà in questi anni è andato in frantumi il paradigma tradizionale secondo il quale lo scopo ultimo della politica è concentrare e gestire il potere, in modo da esercitare dall’alto una funzione di comando e di direzione sulla società. Quel mondo è finito. 

Nel tempo della scarsità e non dell’abbondanza, il potere della politica non è più assoluto, lo stato e il partito non sono più sovrani e la società alo contrario, ha imparato a operare, in autonomia, come un’immensa rete di scambi che innescano processi di trasformazione senza alcuna gestione dall’alto.”. (G. Minervini)

Una piattaforma politica generativa che “aiuta le persone a mettersi in azione e in relazione con il loro capitale di energie e competenze, passioni e tempo”, che attiva percorsi di innovazione sociale e di cittadinanza attiva, pratiche di comunità e di mutualismo che trasformano l’azione politica in cambiamento sociale.

Una “politica che lavora con le persone e non solo sulle persone”, descrivendo il potenziale di innovazione sociale nei territori e nelle comunità che hanno diritto alla politica buona e al buon governo: ”Ecco perché, la politica generativa si fonda sul riconoscimento del valore delle persone e punta a risvegliare il potere di ciascuno: sono queste le le condizioni per liberare una diffusa forza di cambiamento capace di incidere sul corso degli eventi. Solo così la politica può ritornare a governare gli eventi con le idee. Mentre la vecchia politica assorbe il potere dei cittadini, la politica generativa lo restituisce. Mentre nella vecchia politica i cittadini sono spettatori, nella politica generativa diventano i principali protagonisti. Cambia la qualità della cittadinanza e, quindi, cambia anche la qualità della democrazia.”.

Tale passaggio di mentalità e di innovazione sistemica deve “concepirsi come una leva per mobilitare l’enorme capitale di risorse sociali che giace latente e inutilizzato nella comunità”. (G. Minervini)

Le politiche pubbliche con le sue risorse scarse assumono in questo processo un ruolo strategico perché animate da azioni di cambiamento sociale e di attivazione di buone prassi politiche, in questo percorso di buona politica tali azioni diventano sviluppo locale civile e buon governo della realtà della felicità pubblica (su questo invitiamo a consultare i vari lavori di Luigino Bruni Alessandra Smerilli (Lumsa) sull ‘Economia Civile). Il Noi diventa più importante dell’Io poiché “il cambiamento è un processo vivente, continuo, e aperto, ha una dinamica ecologica e non meccanica”. (G. Minervini)

Nell’approccio generativo alla politica entra in gioco il concetto di capitale sociale e di formazione permanente della classe di influenza e dirigente, ma non solo la formazione alla cittadinanza attiva per i cittadini non più spettatori o consumatori delle leadership non più moltitudine nella società liquida, ma attori attivi e partecipanti alla comunità.

Il ricorso metodologico “all’apprendimento continuo” caratterizza questo approccio operativo verso una traiettoria di formazione personalizzata che possa cogliere le sfide politiche della nuova agenda e che possa coniugare innovazione e capacità di costruzione sociale del progresso, attraverso l’economia della conoscenza che deve diventare paradigma complesso nella formazione dei nuovi amministratori/operatori:

”La centralità produttiva della conoscenza è ancor più evidente nel settore dei servizi, che nei paesi avanzati occupa ormai la quota prevalente dell’occupazione e assorbe la maggioranza degli occupati dove è il lavoro che va attribuita la gran parte del valore aggiunto. Ed è, a maggior ragione, cruciale nelle pubbliche amministrazioni, le quali non solo producono servizi di alta qualità il cui valore è determinato per la quasi totalità dal lavoro in esse impiegato, ma occupano anche una quota preminente del lavoro qualificato”. (L. Tronti)

Per ritornare a essere protagonisti socio economici, dovremo puntare su investimenti in formazione e capitale umano (Antonello Calvaruso), in innovazione organizzativa (Leonello Tronti) nelle imprese. 

E diffondere un nuovo umanesimo civile che sviluppi capitale sociale e capitalismo comunitario. Imprese sociali e non, attente alla coesione sociale (Alessandra Smerilli) come afferma l'economista marchigiano Luigino Bruni:

"oggi l'Italia non tornerà protagonista nella scena economica mondiale ed europea se non inizierà ad investire diversamente e di più di quanto non stia facendo da decenni, nei luoghi dove si formarono capitali morali e civili della gente. La scuola, l'università in primis, in una società moderna ce lo dice una filosofa laicissima come Martha Nussbaum, non solo Papa Francesco deve intensificare la formazione umanistica dei giovani, la storia, la letteratura, la poesia, l'arte perché è li che si rigenerano i grandi codici simbolici generativi anche di flusso economico.

 

Alessandro Mauriello


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