"Oggi siamo qui riuniti, oltre 40 Paesi, per aiutare l'Ucraina a vincere la battaglia contro la Russia. L'Ucraina ha fatto un lavoro straordinario nel difendersi dalla aggressione russa e la battaglia di Kiev entrerà nei libri di storia. Ma ora la situazione sul campo è cambiata, con l'offensiva nel sud e nel Donbass e dobbiamo capire di cosa ha bisogno l'Ucraina per combattere". Sono queste le parole del segretario della Difesa Usa Lloyd Austin risuonate con tono assertivo in apertura, il 26 aprile, del vertice Nato nella base militare di Ramstein, in Germania, allargato ad altri Paesi, dal Giappone ad Israele, per citarne alcuni, con, in tutto, ben 40 delegazioni presenti.
Il viaggio di Austin in Europa ha suggellato, in tema di sicurezza internazionale, l'evoluzione della strategia statunitense rispetto all'aggressione russa dell'Ucraina. L'obiettivo, a oltre due mesi di conflitto, è più esplicito ed è di indebolire la Russia per impedirle che possa minacciare altri Paesi come con l'Ucraina. Via libera quindi all'invio di armi e strumentazioni più pesanti all'Ucraina, financo dalla Germania che si è impegnata ad inviare a Kiev 50 carri armati per la difesa anti-aerea.
Le cancellerie europee stanno rafforzando il coordinamento militare con la Nato, nella convinzione che la resistenza Ucraina vada sostenuta e armata, a difesa di un Paese aggredito e che sta subendo nei suoi territori sudorienalli una violenta escalation di attacchi dall'esercito russo, previsti in aumento fino al 9 maggio, data della parata militare che dovrebbe celebrare la "vittoria" delle truppe di Mosca.
A Ramstein, gli europei sono apparsi allineati all'apparato militare anglo-americano. Qualche distinguo si registra tra gli europei in relazione ad altri profili d'impegno nel fronte anti-russo. Appare complicato assicurare la stessa coesione registrata sull'embargo di carbone e petrolio russo, nel caso si volesse estendere le sanzioni all'embargo del gas.
Macron come da tradizione, visiterà per prima la Germania dopo la rielezione all'Eliseo. E si parla insistentemente di un viaggio congiunto di Macron con il cancelliere tedesco Scholz a Kiev, al quale seguirebbe anche una visita di Draghi, nell'intento comune di valorizzare un autonomo sostegno europeo rispetto a quello statunitense, confermato dal recente viaggio nella capitale ucraina di una delegazione di alto livello dell'amministrazione Biden.
Sia Macron che Scholz, così come Draghi non lasciano comunque trapelare grandi speranze riguardo un cessate il fuoco a breve in Ucraina.
La presidente della Commissione Von der Leyen continua intanto ad usare toni molto duri con Mosca, che, non va dimenticato, può disporre di armi nucleari di vario livello, incluse quelle tattiche.
Nell'Unione si sa bene che Putin non è pronto a negoziare, almeno fino al 9 maggio. Se n'è dovuto fare una ragione anche il segretario generale delle Nazioni Unite Guterres, volato a Mosca da Putin per verificare se ci fossero margini per spiragli negoziali, salvo tornare all'Onu con rassicurazioni di facciata russe e un sostanziale diniego del leader del Cremlino a fermare le ostilità.
Antonio De Chiara @europolitiche