EN - On Wednesday, December 4, in the regular quarterly hearing before the European Parliament's Economic Affairs Committee, Christine Lagarde expressed concern about the prospects for European growth. The ECB President sees "weak prospects in the short term", while a recovery in the Eurozone economy should only come "in the long term". Downside risks could materialize, including global trade tensions, cited by Lagarde: "The high levels of integration in global supply chains make the eurozone vulnerable to external shocks", with potential tariffs "that pose threats to production and investment", the Frenchwoman reiterated, after having invited the EU institutions to prefer negotiations to head-on confrontation in their approach to Donald Trump's new presidency in the USA. Lagarde's words come on the eve of the period of silence that traditionally precedes decisions on interest rates by the governing council, meeting next week at the Eurotower in Frankfurt for the last monetary policy meeting of the year.
After the flash value from Eurostat that showed inflation rising again in the Eurozone in November (+2.3% compared to 2% the previous month), Lagarde confirmed that "we expect a temporary increase in the fourth quarter of the year", by virtue of the smaller drop in energy prices, "before falling towards the target during 2025". On rates, the line has not changed. Lagarde has not made commitments on the moves she will announce on Thursday 12 December, when the markets are expecting without great surprises a new cut in the cost of money of 0.25%, the fourth since the ECB began easing monetary tightening in June.
Returning to growth, the OECD presented its Economic Outlook 2024 on Wednesday 4 December in Paris, underlining that the Eurozone is struggling, with growth of 1.3% in 2025, penalised by its main economies whose expansion is slowing slightly and is settling at less than exciting values: France at 0.9% (previously at 1.2%) as well as Italy (slightly down from the 1.1% estimated in September), while Germany is further behind at 0.7% (it was at 1%).
IT - Mercoledi 4 dicembre, nella periodica audizione trimestrale davanti alla commissione Affari economici del Parlamento europeo, Christine Lagarde si è detta preoccupata per le prospettive della crescita europea. La Presidente della BCE vede prospettive «deboli nel breve termine», mentre una ripresa di slancio dell’economia dell’Eurozona dovrebbe arrivare solo «nel lungo periodo». Potrebbero materializzarsi rischi al ribasso, tra cui le tensioni commerciali globali, citati da Lagarde: «Gli alti livelli di integrazione nelle catene di fornitura globali rendono la zona euro vulnerabile agli choc esterni», con potenziali dazi «che pongono minacce alla produzione e agli investimenti», è tornata a ribadire la francese, dopo aver invitato le istituzioni Ue a preferire il negoziato al muro contro muro nell’approccio alla nuova presidenza di Donald Trump negli Usa. Le parole della Lagarde arrivano alla vigilia del periodo di silenzio che, tradizionalmente, precede le decisioni sui tassi d’interesse da parte del consiglio direttivo, riunito la prossima settimana all’Eurotower di Francoforte per l’ultima riunione di politica monetaria dell’anno.
Dopo il valore flash di Eurostat che ha fotografato un’inflazione di nuovo in salita nell’Eurozona a novembre (+2,3% rispetto al 2% del mese precedente), Lagarde ha confermato che «ci aspettiamo un aumento temporaneo nel quarto trimestre dell’anno», in virtù del minor calo dei prezzi dell’energia, «prima di calare verso l'obiettivo nel corso del 2025». Sui tassi, la linea non è cambiata. Lagarde non ha preso impegni sulle mosse che annuncerà giovedì 12 dicembre, quando i mercati si aspettano senza grandi sorprese un nuovo taglio del costo del denaro dello 0,25%, il quarto da quando la Bce ha avviato l’allentamento della stretta monetaria a giugno.
Tornando alla crescita, l’Ocse ha presentato mercoledi 4 dicembre a Parigi il suo Economic Outlook 2024 sottolineando che l’Eurozona arranca, con una crescita dell'1,3% nel 2025, penalizzata dalle sue principali economie la cui espansione frena lievemente e si attesta su valori non esaltanti: la Francia allo 0,9 % (in precedenza all’1,2%) così come l’Italia (in lieve calo dall’1,1% stimato a settembre), mentre la Germania è più indietro allo 0,7% (era all’1%).
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