"Abbiamo lavorato giorno e notte per la valutazione. Le discussioni di oggi ci aiuteranno a finalizzare la valutazione entro la fine della prossima settimana", ha assicurato nella conferenza stampa la presidente Von der Leyen con Zelensky, restando comunque cauta su quello che sarà l'esito della valutazione del suo esecutivo (atteso per venerdi' 17 giugno).
"Il nostro popolo comprende chiaramente che questo status è solo l'inizio del percorso di adesione. Abbiamo ottenuto alcuni risultati nelle riforme nell'attuazione dell'accordo di associazione. L'Ucraina deve ancora convertire questo percorso dalla candidatura a un'adesione completa", ha chiarito Zelensky.
Zelensky non si aspetta altro che una risposta positiva dal vertice Ue che si terrà il 23-24 giugno a Bruxelles.
"Sarà una sessione storica del Consiglio europeo con il logico risultato di una decisione a sostegno dello status di candidato per l'Ucraina", ha detto nella conferenza stampa.
Von der Leyen aperturista ma cauta
"Avete fatto molto per rafforzare lo stato di diritto ma devono ancora essere implementate le riforme rispetto alla corruzione e per modernizzare l'amministrazione e renderla ben funzionante e attrattiva per gli investimenti", ha ribadito von der Leyen. E ha mostrato cautela: al contrario di quanto fatto in passato, von der Leyen ha evitato affermazioni quali "l'Ucraina fa parte della famiglia europea" oppure "il futuro dell'Ucraina è in Europa".
Dalle anticipazioni è probabile che esca - nella migliore delle ipotesi - con un parere favorevole condizionato pero' alle riforme sullo Stato di diritto (l'esperienza con Polonia e Ungheria è dolente) e sull'anticorruzione.
Ma alcune fonti europee non escludono che la Commissione possa prevedere un passaggio intermedio, una specie di status di candidato alla candidatura all'Ue. Dopo la presentazione del rapporto di valutazione sulla domanda, i capi di Stato e di governo dell'Ue dovranno decidere all'unanimità, al vertice del 23 e 24 giugno, se dare il via libera a concedere all'Ucraina lo status di Paese candidato.
Un percorso complicato
Molti sono ancora riluttanti e allo stato manca pure la maggioranza.
In particolare tra i contrari, o comunque molto scettici, ci sono i pesi massimi, Germania e Francia. Draghi ha schierato l'Italia a favore della concessione dello status di candidato all'Ucraina.
Fin dal primo giorno Roberta Metsola, presidente del Parlamento europeo, spinge per un'adesione dell'Ucraina all'Ue che si è detta de facto contraria
alla creazione di una nuova comunità politica europea che ha indicato Emmanuel Macron che possa accogliere tutti quelli che vogliono unirsi al progetto europeo.
Secondo Metsola la nuova comunità proposta da Macron sarebbe "una specie di parcheggio per gli Stati che vogliono unirsi all'Ue" quando invece "non ci dovrebbero essere scuse per chi rispetta i criteri". In aggiunta, lo scorso maggio Macron aveva dichiarato che, pur concedendo lo status di Paese candidato, ci vorranno anni se non decenni per concretizzare l'adesione.
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