Il Consiglio europeo del 30 e 31 maggio si è occupato di petrolio, energia, difesa, sicurezza alimentare. Convocato in sessione straordinaria, ha dato vita ad un confonto serrato tra i Paesi membri, assicurando alla fine un pacchetto organico di provvedimenti che delineneano la piattaforma decisionale concreta del semestre di presidenza francese dell'Unione europea.
L'embargo al petrolio russo via mare
A Bruxelles, pur tra difficoltà e distinguo, è stata raggiunta tra i leader dei 27 Paesi membri una intesa sull’embargo al petrolio di Mosca riuscendo a salvare l'unità dell'Unione di fronte allla Russia con un escamotage che accontenta il premier ungherese Orban, fornendo garanzie ai Paesi senza sbocco sul mare. E' previsto un embargo immediato al petrolio che arriva dalla Russia all'Ue via mare. Rinviato invece lo stop al greggio trasportato attraverso l'oleodotto Druzhba. Toccherà ai negoziatori sviluppare intese ulterori "il prima possibile", come recita il testo delle conclusioni, su questo snodo cruciale.
Bruxelles si è impegnata a introdurre "misure di emergenza" in caso di interruzione della fornitura di energia da parte di Mosca. Di fatto, Budapest ma anche Praga e Bratislava hanno ottenuto per iscritto che in caso di misure ritorsive del Cremlino saranno aiutate dagli altri Paesi membri. Toccherà ai negoziatori sviluppare intese ulterori "il prima possibile", come recita il testo delle conclusioni, su questo snodo cruciale.
Orban era arrivato a Bruxelles pronto alla trincea e aveva attaccato frontalmente la Commissione: "Se ci troviamo in questa situazione difficile è perché si è mossa in modo irresponsabile". Nel mentre il presidente ucraino Zelensky, collegato in videoconferenza, ha spronato i colleghi europei a "non dividersi" e ad approvare "in fretta" le sanzioni. Certo, il Consiglio (straordinario) non è stato convocato appositamente per risolvere l'impasse sul greggio, anzi.
La risposta alla questione energetica è RePowerEu.
Il confronto è stato serrato ma costruttivo su temi energtici chiave come il RePowerEu, il piano Ue per svincolarsi dagli idrocarburi russi e al contempo impostare la rotta verso l'autonomia energetica grazie alle rinnovabili.
La presidente della Commissione von der Leyen, alla conferenza finale ha significativamente dichiarato : “la risposta alla questione energetica è RePowerEu. Si fonda fondamentalmente su tre diversi pilastri di cui abbiamo discusso oggi. Il primo è la diversificazione rispetto ai combustibili fossili russi, in particolare al gas. Qui ora abbiamo istituito una task force congiunta per gli acquisti comuni, gli acquisti congiunti di gas. Perché il potere di mercato dell’insieme dei 27 dell’Unione europea è molto più grande di quello di ogni singolo Stato membro e otterremo condizioni migliori”. Il secondo elemento “su cui stiamo lavorando in RePowerEu è la sicurezza dell’approvvigionamento attraverso migliori interconnessioni in modo che il gas possa fluire ovunque sia necessario e, naturalmente, l’obiettivo comune di avere uno stoccaggio del gas più strategico in tutta l’Unione europea. Ecco una buona notizia: il nostro deposito di gas è già riempito al 41% della capacità, cinque punti percentuali in più rispetto all’anno scorso alla stessa data”.
Von der Leyene ha aggiunto “il terzo è il pilastro più importante, e questo è il massiccio investimento nelle rinnovabili. Sta accelerando la diffusione delle energie rinnovabili in tutta l’Unione europea. L’energia rinnovabile ha il grande vantaggio che non fa bene solo al clima, ma fa anche bene alla nostra indipendenza e alla nostra sicurezza di approvvigionamento, e crea posti di lavoro a casa. Quindi per questo piano, RePowerEu, abbiamo discusso con il Consiglio europeo, proponiamo di sostenerlo con 300 miliardi di euro di finanziamenti dell’Ue”.
Per la difesa, 200 miliardi di spese extra
Il menù dei leader al Consiglio ha di nuovo trattato del rafforzamento della difesa comune, partendo dalla base industriale europea. Lo ha sottolineato la stessa Presidente della Commissione: “La guerra, ancora una volta, è stata ed è un duro promemoria per i nostri Stati membri sulla necessità di rafforzare le nostre capacità di difesa”, ha osservato Von der Leyen. “Dall’inizio della guerra, i leader e gli Stati membri si sono fatti avanti e hanno annunciato 200 miliardi di euro di spese militari extra. Ora, è importante garantire di ottenere il massimo valore da questo aumento e investimento aggiuntivo”.
La sicurezza alimentare
Infine, il tema della sicurezza alimentare, sul quale Von der Leyen non ha nascosto che l'Unione si trova “di fronte a un’urgenza assoluta. E cioè: 20 milioni di tonnellate di grano sono bloccate in Ucraina e devono uscire." assicurando di lavorare "alacremente sulle vie della solidarietà che consentiranno di far emergere parti di questo grano attraverso rotte terrestri e treni verso le nostre parti”. È inoltre necessario “dar sollievo alle popolazioni vulnerabili per permettersi il cibo."
L'impegno è di ben 2,5 miliardi di euro con la proposta di mobilitare le riserve del Fondo europeo di sviluppo per sostenere l’Africa subsahariana.
Il Consiglio europeo “chiede alla Russia di porre fine ai suoi attacchi alle infrastrutture di trasporto in Ucraina, di revocare il blocco dei porti ucraini del Mar Nero e di consentire le esportazioni di generi alimentari, in particolare da Odessa”. L’Unione europea sta adottando “misure attive per facilitare le esportazioni agricole dell’Ucraina e per sostenere il settore agricolo ucraino in vista della stagione 2022”.
Il sesto pacchetto di sanzioni alla Russia
In conclusione il Consiglio europeo straordinario di fine maggio ha dato il via libera al sesto pacchetto di sanzioni all'aggressore russo dell'Ucraina. Di particolare rilevanza, oltre al principale provvedimento ovvero l'embargo del petrolio di Mosca via mare, è l'esclusione da Swift della più grande banca russa, la Sberbank, nonchè le limitazioni a tre emittenti di Mosca e l'inclusione nella lista nera dell'Ue di ulteriori enti e personalità varie.
A dispetto di quanti giudicano con scetticismo la difficile ricerca di coesione nell'Unione europea, è la frequenza straordinaria dei consessi che testimonia invece il contrario ovvero che gli sforzi negoziali delle istituzioni di Bruxelles e dei principali leader stanno conducendo, da mesi, a provvedimenti concreti che non vanno sottovalutati considerando lo svolgersi di una guerra al confine est del vecchio continente.
Antonio De Chiara @Europolitiche