Riuniti il 10 marzo in un vertice straordinario a Versailles (Parigi),
i capi di Stato e di governo dell’Ue si sono ulteriormente confrontati sulle conseguenze dell’attacco dei carri armati russi all’Ucraina, giunto alla terza settimana. Sul tavolo, in primis, il sostegno unanime al popolo ucraino.I convenuti, animando un Consiglio Ue molto atteso, sono apparsi in sintonia con l'opinione pubblica europea in gran parte preoccupata per la minaccia di una guerra col pericolo costante di sue più vaste e distruttive proporzioni.
Altri temi affrontati hanno riguardato sia la frenata dell’economia europea che la possibile ripresa dell’inflazione con un ulteriore aumento dei prezzi energetici nonchè i problemi derivanti dal commercio internazionale in affanno.
La richiesta a Mosca è di rispettare i corridoi umanitari, garantire la sicurezza delle centrali nucleari e cessare le operazioni militari. Esclusa ancora una volta una adesione accelerata di Kiev all'Unione, ma - dicono i leader - "approfondiremo la nostra partnership per sostenere l'Ucraina nel perseguire il suo percorso europeo". Sul tavolo anche l'ingresso di Georgia e Moldavia
I leader europei sono apparsi uniti sul fronte dell’aiuto materiale a Kiev, dell’assistenza ai profughi, e – nel medio periodo – per l’indipendenza energetica e il rafforzamento della difesa e della sicurezza. Macron (padrone di casa in quanto presidente di turno del Consiglio Ue) aveva prospettato alla vigilia l'ipotesi di un “recovery di guerra” da 100 miliardi. una proposta che non ha trovato una larga convergenza, marcando una differente postura alla crisi con la Germania, I paesi Bassi e altri Paesi del Nord Europa, contrari a nuove emissioni di debito comune, dopo quello per far fronte alla pandemia e alla recessione. Divisioni che ripropongono una Unione con due fronti e due visioni sul suo futuro prossimo. Una distonia risultata sottotraccia nei due anni di grave emergenza pandemca e destinati, a quanto pare, a riemergere già nel prossimo confronto relativo alla riforma del Patto di Stablità e Crescita Ue, ancora sospeso per tutto il 2022.
Parlare di aumento della spesa militare pare non essere più tabù nell'Europa scossa dal conflitto in Ucraina, così come di autonomia energetica. A Versailles Ursula von der Leyen si è spinta a chiedere significativamente di: "Ripensare la politica energetica e di difesa"
Sulla difesa la Germania ha fatto di recente da apripista. La stessa Germania sconfitta dalla guerra e da 70 anni riluttante ad affermarsi come potenza militare, oggi punta al riarmo. L'annuncio del governo Scholz ha l'impatto di una inversione epocale: il governo tedesco ha deciso investimenti per 100 miliardi di euro in armi e la spesa nel settore al 2 per cento del PIL.
Luci e ombre su questo importante Consiglio europeo che in quanto ad animata dialettica interna non ha deluso le aspettative della vigilia.
Antonio De Chiara @europolitiche