Si è spento il 22 settembre in una clinica a Roma il Presidente emerito della Repubblica italiano Giorgio Napolitano. Classe 1925 è stato l'undicesimo presidente della Repubblica dal 15 maggio 2006 al 14 gennaio 2015 nonchè il primo eletto per due mandati consecutivi.
Figura di spicco del Partito Comunista più votato d'Occidente, Napolitano è stato per decenni un ascoltato e colto interlocutore sugli orientamenti in tema di esteri della dirigenza di Botteghe Oscure almeno fino alla caduta del Muro di Berlino. Giovane delfino di Giorgio Amendola è stato tra i protagonisti dell'area “migliorista” del Pci, ma senza esasperare la dialettica interna come quando rinunciò a criticare l'invasione sovietica dell'Ungheria. A differenza di molti autorevoli compagni, ha poi cercato di affrancare il suo partito dall'ispirazione al comunismo sovietico riempiendo lo spazio politico che si apriva per i postcomunisti in rapporto ai partiti socialdemocratici e socialisti europei e finanche al progressismo americano. Sin dagli anni settanta, lo si ritrovava relatore a conferenze e dibattiti in prestigiosi istituti di politica internazionale in Gran Bretagna e in Germania e presso numerose Università degli Stati Uniti (Harvard, Princeton, Yale, Chicago, Berkeley, SAIS e CSIS di Washington).
A riprova del suo rigore morale, negli anni Napolitano ha scelto di non dar vita a strappi all'appartenenza ai Partiti in cui ha militato. Erede ed innovatore dell'originale esperienza comunista italiana, Napolitano ha saputo anticiparne l'evoluzione verso approdi più coerenti agli anni novanta del novecento e dieci del ventunesimo secolo, come nella sua incidente militanza nel gruppo socialista al Parlamento europeo, dove siedette dal 1989 al 1992 e dal 1999 al 2004, presiedendo la Commissione per gli Affari costituzionali.
Sul fronte europeista, è stato protagonista del Movimento europeo (1995-2006), interpretando con realismo un europeismo che appariva una utopia negli anni cinquanta del Novecento e che poi si è rivelata la migliore costruzione istituzionale che l'Europa occidentale potesse mettere in piedi.
Si ricorda il suo costante richiamo al Manifesto di Ventotene, prima e dopo il mandato ai vertici delle istituzioni repubblicane.
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