La scomparsa di Jacques Delors il 27 dicembre a Parigi ha avuto vasta eco alla fine di un 2023 che vede scaldare i motori per elezioni continentali in grado di definire nuovi equilibri europei, gli stessi per la tenuta dei quali Delors ha speso tutta la sua vita politica attiva. Tra i più autorevoli padri dell'architettura europea, la sua scomparsa ha chiamato a raccolta, in un ideale abbraccio e unanime cordoglio, le migliori energie politiche e civili dell'Unione, molte delle quali hanno spesso sottolineato, negli anni scorsi, il suo esempio di coerenza tra tensione unitaria e pragmatismo istituzionale.
Per ben dieci anni, dal gennaio 1985 al gennaio 1995, Delors fu presidente della Commissione europea, svolgendo ben tre mandati consecutivi, caso finora unico. Socialista e cattolico, Delors fu un presidente molto carismatico ed energico, capace di rafforzare considerevolmente il ruolo e l'influenza della Commissione. Seppe mediare per l'unità del continente e sotto la sua guida venne istituito il mercato unico e furono firmati gli accordi di Schengen e soprattutto il Trattato di Maastricht, che istituì l'Unione europea e l'Euro, la moneta unica europea.
Antonio De Chiara @europolitiche.it