Quindici Paesi della Unione Europea hanno indirizzato alla Commissione nella persona del Commissario per l'Energia Kadri Simson. La richiesta contenuta nella missiva è di presentare una lettera che propone l'adozione di un price cap sul gas entro la fine di settembre. I Paesi sono Francia, Italia, Spagna, Polonia, Grecia, Belgio, Malta, Lituania, Lettonia, Portogallo, Slovenia, Slovacchia, Croazia, Romania e Bulgaria.. Gli stati più apertamente contrari all’applicazione del tetto al prezzo del gas sono Ungheria ed Olanda.
Sulla spinosa questione Ursula von der Leyen ha da settimane scelto una linea prudente appunto per la contrarietà di alcuni Paesi membri ed anche per una evitare un'ulteriore escalation nei rapporti con la Russia, già al minimo storico con l'adozione delle sanzioni occidentali.
A seconda di quale prospettiva si approcci la valutazione della strategia di costringere i fornitori ad applicare un prezzo imposto dall’acquirente, si delinenano due scenari. Il provvedimento, ai quindici stati della lettera, appare evidentemente una buona praitca. Ai restanti risulta emergano profili di criticità non di poco conto. Sono due i modi per accorciare le distanze fra gli Stati che nell'UE chiedono il tetto e quelli che lo avversano o lo ritengono inapplicabile.
Il primo è una moral suasion verso le imprese perchè acquistino il gas al prezzo indicato dal tetto e reintegrare a livello statale la differenza di costo con il fornitore del gas, con oneri molto pesanti per i singoli stati, magari però neutralizzabili con un new deal apposito dell'Unione
La seconda è ritrattare il prezzo del gas con tutti i fornitori, compresa la Russia, coinvolgendo inevitabilmente al ribasso del prezzo anche fornitori come Stati Uniti, Azerbajan, Algeria e Norvegia.