All’Ecofin di martedi 6 dicembre 2022 la cosiddetta "questione ungherese" ha tenuto banco. Distinguendosi dagli altri 26 Paesi, l'Ungheria ha fatto muro contro i 18 miliardi per Kiev per il 2023, il che è apparso una ritorsione per il congelamento dei fondi di coesione (7,5 miliardi) e del Pnrr ungherese (5,8).
Un vertice complicato
Il veto ai trasferimenti per l’Ucraina è stato confermato dal ministro ungherese Mihaly Varga nel corso del vertice. Alla luce dello stallo venutosi a creare, Zbynek Stanjura, ministro dell'Economia della Repubblica ceca, presidente di turno Ue, si è detto pienamente impegnato alla ricerca di un compromesso e fiducioso che lo si raggiungerà nei prossimi giorni e "rimarranno soltanto questioni tecniche da concordare" e per fine anno "sarà possibile arrivare all'adozione".
In fondo, Germania, Francia e Italia erano consapevoli che Orban avrebbe agito per bloccare i 18 miliardi di prestiti promessi dall’Ue all’Ucraina per l’anno prossimo. In questo quadro, insieme ad altri 9 Stati, già giorni fa hanno chiesto che la Commissione Europea si adoperasse per rivedere il severo giudizio sulle mancate riforme del governo Orban sullo stato di diritto, in modo da sbloccare almeno una parte dei 7,5 miliardi di fondi di coesione congelati. Francia e Germania sarebbero quindi pragmaticamente disposte a fare qualche concessione a favore di Budapest.
Cosa farà la Commissione europea?
Per aggirare il veto ungherese, la Commissione dovrebbe quindi percorrere la strada della cosiddetta cooperazione rafforzata, la quale richiede però ai paesi dell’UE di fornire garanzie di bilancio che, in alcuni casi, necessitano dell’approvazione parlamentare, con conseguente allungamento dei tempi. I governi dell’Ue hanno tempo fino al Il termine ultimo per i governi europei per esprimersi sul congelamento dei fondi dell’Ue per l’Ungheria è il19 dicembre. Entro la fine dell’anno l'Ungheria deve far adottare il suo piano di ripresa o rischia di perdere il 70% dei 5,8 miliardi di euro di sovvenzioni. Nonostante il rigore di facciata, Francia e Germania sarebbero comunuqe disposte a fare qualche concessione a favore di Budapest.
I restanti dossier dell'Ecofin
Il veto ungherese ha comportato anche il rinvio di altre questioni all’ordine del giorno tra cui l’aliquota minima sulle multinazionali.
All'Ecofin è stata presentata dalla presdienza ceca una nuova proposta di price cap sul gas.. Rispetto alla proposta della Commissione il tetto scenderebbe quindi da 275 a 220 euro. Si tratterebbe di un tetto al prezzo statico a 220 euro per megawatt ora (circa il doppio delle quotazioni attuali) che scatta se il prezzo del gas supera questa soglia per cinque giorni consecutivi.
Nel documento si prevede inoltre che il divario del Ttf con gli indici di riferimento per il gas liquefatto (gnl) dovrà essere di 35 euro (e non più 58) per 5 giorni consecutivi.
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