EN - In the global competitive context, there is a need to fill the gap in EU industrial policies oriented towards the development of Artificial Intelligence
IT - Nel contesto competitivo globale, serve colmare il ritardo delle politiche industriali UE orientate allo sviluppo dell'Intelligenza Artificiale
Se scorriamo le classifiche di settore AI, troviamo che nessuna azienda europea è nel gruppo delle prime 20 aziende tecnologiche.
Molti analisti segnalano un contesto più articolato da tener presente oltre i ranking. Il problema dell’intelligenza artificiale è un po’ più complesso, perché si basa sulla combinazione di hardware e software e l'Unione europea è in ritardo su entrambi i campi. Come noto, i processori sono alla base della sviluppo dei modelli più avanzati di intelligenza artificiale. Non sono europee Intel, AMD e Nvidia. I sistemi produttivi UE dipendono interamente dall’acquisizione di questi chip a un costo molto elevato sul quale non abbiamo scarso controllo. Replicare la progettazione di software e modelli AI nell'Unione europea risulta molto complesso almeno nel breve termine.
Benvenuta è sicuramente la regolamentazione dell'intelligenza artificiale del Parlamento europeo, seppur si diventa regolatori nell'Unione di un mondo in cui l'UE non ha sostanzialmente attori per competere.
La situazione non è però senza uscita. L'UE può tentare di colmare il divario tecnologico nel campo dell’intelligenza artificiale. Due i modelli che possono aiutare in questa complessa opera di riaggancio dello sviluppo tecnologico globale: Airbus e Galileo, in base ai quali l’Unione può favorire le condizioni per creare grandi aziende europee in grado di offrire, su larga scala e con impatto, software e servizi di intelligenza artificiale. Serve una visione di lungo periodo che intercetti risorse, con attori che non si impressionano per risultati inizialmente modesti e pianifichino su programmi ultradecennali. Una visione che vada oltre il 2030 e punti al 2050 come orizzonte di politica industriale europea con la P maiuscola.
In questo quadro, di particolare importanza è stata l'approvazione nell'Unione del Chips Act, anche se l'obiettivo di produrre internamente almeno il 20% dei chip non appare ambizioso come richiede il ritardo europeo nel settore. Di sicuro, il Chips Act però almeno fornisce un quadro d'insieme che non allontana gli investimenti miliardari necessari in Europa, altrimenti non garantiti da un contesto favorevole.
Il direttore generale per le politiche digitali della Commissione Europea (DG Connect) Roberto Viola suggerisce di creare fabbriche di intelligenza artificiale in Europa in luoghi strategici come grandi centri di supercalcolo e altri, con la volontà di sfruttare al massimo l’utilizzo dei dati europei per aumentare la competitività delle nostre imprese e dei nostri ricercatori. L'Italia può, ad esempio, annoverare Leonardo, un supercomputer potentissimo, sul quale è stato addestrato Mistral, una delle startup AI tra le più promettenti nel settore.
In conclusione serve una collaborazione globale tra istituzioni e serve poter disporre della competitività offerta dal settore privato, come suggerisce il Rapporto sul mercato unico di Enrico Letta considerando che i modelli di IA generativa non possono essere sviluppati solo da ricercatori di istituzioni pubbliche, che, sia ben chiaro, vanno sostenuti e più sostanziosamente finanziati ed incentivati, cosi come il Rapporto Letta indica.
Tutto sommato, non è che non disponiamo di asset da consolidare. Esiste una rete europea per il calcolo ad alte prestazioni (The Europen High Permance Computing Joint Undertaking dove l'Italia dispone del già citato Leonardo) che guida la ricerca nel campo del supercalcolo e può costituire un processo virtuoso nel vecchio continente. Per favorire questo necessario processo di consolidamento della competitività europea nell'AI è altresì opportuno adattare la regolamentazione della concorrenza, riconoscendo che, come nel caso dell’aeronautica, la concorrenza deve essere applicata al mercato globale, non solo a quello europeo essendo di impedimento a una nostra azienda europea di competere, ad esempio, con una multinazionale dominante. Ma non basta. Occorre favorire e seriamente incentivare investimenti europei in R&S che avvengano a livello europeo, mentre oggi in gran parte gli stessi avvengono solo a livello nazionale.
Antonio De Chiara @europolitiche.it