Luglio di fuoco per la politica olandese. E' caduto il governo di coalizione guidato dal primo ministro liberale Mark Rutte (Vvd) che sabato 8 luglio ha presentato le dimmissioni. La crisi è stata innescata dai contrasti legati alla gestione dei migranti, in particolare alle restrizioni ai ricongiungimenti familiari per i rifugiati già residenti nei Paesi Bassi.
Olanda, cade il governo Rutte
Il Partito popolare per la libertà e la democrazia (Vvd) di Rutte aveva messo sul tavolo una proposta per limitare l'arrivo dei migranti, limitando i ricongiungimenti familiari. Rutte voleva sostegno alla proposta di limitare gli ingressi per i figli dei rifugiati di guerra che sono già nei Paesi Bassi e di imporre alle famiglie di aspettare almeno due anni prima di poter ottenere il ricongiungimento.
I Liberaldemocratici 66 e i Cristiano Democratici dell'Unione Cristiana si sono opposti, spianando la strada alla convocazione di elezioni politiche anticipate, anche in considerazione degli equilibri interni alla coalizione faticosamente costruita in dieci mesi di trattative.
Rutte stavolta lascia la politica?
Mark Rutte è stato un indiscusso protagonista della politica olandese guidandolo negli ultimi 13 anni.
Con un annuncio a sorpresa in Parlamento, il 56enne primo ministro più longevo della storia olandese, dopo aver presentato sabato le dimissioni ha, a sorpresa, annunciato di voler uscire di scena.
«Nei giorni scorsi si è molto speculato su cosa mi avrebbe motivato – ha detto Rutte, riferendosi allo scontro nella coalizione sulle politiche di asilo, in cui avrebbe spinto personalmente per regole più restrittive -. L’unica risposta è: i Paesi Bassi. La mia posizione è completamente subordinata a quella. Quando un nuovo governo entrerà in carica dopo le elezioni, lascerò la politica».
La mossa ha colto gli osservatori di sorpresa, considerando la capacità di “teflon Mark” – questo il soprannome affibiato a Rutte – di sopravvivere nei marosi della turbolenta politica olandese.
La virata di Rutte su legge e ordine apparsa esagerata ai suoi stessi alleati
Lo scenario socio-politico nei Paesi Bassi del 2023 rimanda ad una pressione costante della destra-destra per una politica dura contro l’immigrazione, anche in un Paese restato sempre negli argini di una democrazia prospera e aperta, in particolare nell’ultimo decennio del novecento con i governi di Wim Kok.
Negli ultimi anni è però montata un clima generale più permeabile a scelte di legge e ordine e persino di fanatismo. Lo testimoniano sia l’omicidio del discusso politico di estrema destra Pim Fortuyn nel 2002 che quello, due anni dopo, del cineasta Theo van Gogh. Due passaggi della storia olandese che hanno segnato la coscienza collettiva lasciando penetrare nel corpo sociale sentimenti di xenofobia nella vita politica. Tra alterne vicende Rutte aveva cercato di stabilizzare il quadro delle diverse anime della società olandese con una ricetta ultraliberale nei suoi 13 al governo. Apparso di recente più sensibile a temi d'ordine esce di scena, salvo ripensamenti, sulla scia di una scelta apparsa estrema per intolleranza di fondo agli stessi suoi partner di governo.
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