Un massiccio attacco missilistico ai danni di Israele è stato lanciato dalla mattinata di sabato 7 ottobre, a partire dalla Striscia di Gaza, dalle milizie estremiste palestinesi di Hamas. Oltre ai razzi, le milizie hanno agito usando una strategia di attacco fondata su blitz via terra in territorio israeliano ai danni della popolazione civile, inclusa la cattura di ostaggi.
Il governo di Tel Aviv, colto di sorpresa, ha ammesso le falle nell'azione di prevenzione, informazione e contrasto dei servizi segreti israeliani, notoriamente molto efficienti. Considerando la gravità della situazione, si è costituito un governo di unità nazionale con la conferma del primo ministro Netanyahu.
Il bilancio delle vittime è stato davvero pesante, con migliaia di morti ed esecuzioni di particolare efferatezza, ragion per cui anche l'impatto nella comunità internazionale è stato deflagrante. Dagli Stati Uniti all'Unione europea è stato tutto un susseguirsi di dichiarazioni di solidarietà ad Israele. Gli eccessi di Hamas sono simmetricamente attribuiti all'influenza di Iran e Qatar, direttamente alleati e finanziatori del gruppo estremistico palestinese.
Non è di secondaria importanza considerare che Hamas ha inteso colpire il governo Netanyahu, espressione delle destre israeliane che rivendicano la loro indisponibilità a concedere dignità statuali ai rivali arabi di Palestina.
Il sostegno a Israele è come sempre venuto in prima linea dagli Stati Uniti, la cui marina militare ha significativamente posizionato la portaerei nucleare Ford nel Mediterraneo orientale. Cauta è apparsa la Russia mentre le diplomazie di Turchia ed Egitto si sono candidate da subito a provare l'avvio di una mediazione.
Nei giorni dopo l'attacco nemico, Israele ha sganciato circa seimila bombe su Gaza, minacciando di interrompere su larga scala le forniture di acqua, luce e gas alla Striscia abitata da due milioni e mezzo di palestinesi. I vertici dell'esercito israeliano hanno atteso alcuni giorni prima di organizzare una vera e propria operazione militare. Giovedi 11 l'esercito ha ordinato a 1,1 milioni di abitanti di Gaza di spostarsi in 24 ore a Sud. Un piano di evacuazione considerato concretamente impossibile da molte voci della comunità internazionale. Secondo l'Onu, a Gaza 423 mila palestinesi hanno lasciato le loro case.
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