È scattato domeica 5 febbraio l'embargo ai prodotti petroliferi raffinati russi, che fa seguito al divieto europeo di importare il greggio di Mosca, entrato in vigore il 5 dicembre scorso come sanzione per l'attacco all'Ucraina. E il rischio è che questo 'stop' possa far salire ancora i prezzi del carburante, a partire dal gasolio, rallentando cosi' il percorso di rientro dall'inflazione. Si tratta di uno blocco alla benzina, ma soprattutto al diesel made in Russia, Paese che ha coperto quasi il 50% del fabbisogno di gasolio dell'Unione europea.
Venerdì 3 febbraio gli Stati membri dell'Unione Europea, il Gruppo dei Sette paesi industrializzati e l'Australia avevanoo dichiarato di aver raggiunto un accordo sui limiti di prezzo per i prodotti petroliferi russi, un tentativo di prendere di mira le principali esportazioni di Mosca e arginare il suo assalto all'Ucraina.
I livelli di prezzo calmierato sono due :
- 100 dollari al barile per il carburante più costoso come il diesel
- 45 dollari per prodotti di qualità inferiore come l'olio combustibile
I massimali di prezzo su quei prodotti trasportati funzionano stabilendo un tetto per il costo del carburante che può essere trasportato sulle navi.
L'UE a dicembre ha imposto un embargo sul greggio russo in arrivo via mare e, insieme ai suoi partner del G7, ha fissato un tetto massimo di 60 dollari al barile per le esportazioni in tutto il mondo.
Il secondo embargo, sul carburante russo, entrerà in vigore domenica 5 febbraio o subito dopo. Prende di mira i prodotti petroliferi raffinati russi come benzina, gasolio e combustibile per riscaldamento, che arrivano sulle navi.
Allo stesso tempo, l'UE e il gruppo di ricche democrazie del G7 hanno anche concordato di imporre un tetto massimo alle spedizioni russe di tali prodotti sui mercati globali.
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